Il Medioevo

Nell’attuale territorio di Siligo, in un’area gravitante intorno alle immediate vicinanze dell’abitato, è documentata l’esistenza di tre villaggi sorti in epoca medievale, dei quali poco o niente oggi è rimasto. Due di questi risultano già scomparsi in epoca tardo medievale (seconda metà del sec. XV) mentre il terzo fu definitivamente abbandonato in epoca relativamente recente (primi anni del secolo XIX).

Data di pubblicazione:
05 Settembre 2018
 Il Medioevo

Per stabilirne con certezza il sito originario di fondazione ci siamo basati su una accurata ricerca condotta sia sui toponimi, dove ciò è stato possibile, che su fonti documentarie scritte attualmente conosciute, mettendo poi a confronto i dati emersi.
Il villaggio di Siligo condivideva, dunque, quello che è il suo attuale territorio con altri tre villaggi:
CAPULA: castello con borgo, la cui chiesa era Sant’Antonio di Montecastello, o Montecaptili, situata sull’omonimo monte.
CHERCHEDU: centro demico denominato nelle fonti anche Terquiddo. La sua parrocchiale, San Nicola, si trovava nell’odierno Borgo San Nicolò, considerato erroneamente il nucleo storico originario di Siligo.
VILLANOVA MONTESANTO: valle situata nei pressi dell’omonima fonte (Biddanoa) e della chiesa campestre di San Vincenzo Ferreri (forse la sua parrocchiale).

Dei tre centri, il borgo di Capula e il suo castello, sembrano aver rivestito un importante ruolo nelle vicende politico militari del Mejlogu nel corso dei secoli XIV-XV.
È certo che il Castello di Capula sorgeva in uno dei promontori del Pelao (Pelau o Pealu) chiamato Monte Sant’Antonio, sul quale si trovava anche la chiesa dedicata appunto a quel santo, ormai completamente distrutta e citata nei documenti quale Sancti Antonii de Montecaptili o Sant’Antonio di Monte Castillo. Per quanto riguarda invece la localizzazione dell’antico borgo, è probabile che esso sorgesse un po’ più a valle lungo le pendici del lato est di Monte Sant’Antonio.
L’importanza della cosiddetta rocca di Capula era data dal fatto che da essa si poteva agevolmente controllare un buon tratto della cosiddetta “via Turresa”, la principale (e unica) arteria che collegava le città di Cagliari e Sassari. 
Delle tante battaglie che si combatterono tra i Doria e gli Aragonesi per il controllo del castello di Capula, ci è rimasta notizia di quella che si svolse nel 1348 in località Aidu ‘e Turture nella vallata tra Monte Sant’Antonio e Monte Santo, la quale fa parte dell’attuale territorio di Siligo, a breve distanza dall’abitato.
Nel 1355, con la pace di Sanluri, fu decretato che il castello e il borgo di Capula passassero, insieme a una buona parte del Mejlogu, alla corona di Aragona, anche se nei fatti rimasero possedimento degli Arborensi.

Dell’esistenza della villa di Capula si hanno notizia fino al 1442 circa. Nel 1445, quando il feudo fu assorbito dalla baronia di Ploaghe, il villaggio era probabilmente già abbandonato e probabilmente fu ricostruita più a valle con il nome di Villanova Montesanto. Di questa Villanova, la cui presenza attestata nelle fonti storiche è imprecisa e discontinua, si ha la certezza che nel 1489 fece parte della baronia di Ploaghe insieme a Siligo e Banari.
Il Vico e lo Spano sostengono che questa villa prese il posto dell’antico borgo e del castello di Capula posto nell’area oggi compresa fra l’omonima fonte (Biddanoa) e la chiesa campestre di San Vincenzo Ferrer, a circa due chilometri da Siligo. A Siligo si racconta ancora oggi che il villaggio di Villanova Montesanto venne abbandonato a seguito di una pestilenza o per paura dei briganti che avevano il loro rifugio a Monte Santo verso il 1652-1655.

Alla formazione dell’attuale Siligo contribuì in maniera decisiva il piccolo borgo di Cherchedu o Terquiddo. Documenti relativi al XIV e XV secolo ci lasciano chiaramente intendere che accanto a Siligo si trovava infatti un’altra sede umana detta Cherchedu, indicato anche con altri toponimi quali Querqueto o Terquiddi. Il borgo, di modeste dimensioni, versava a titolo di imposta fondiaria una dada di 35 lire alla signoria dei Doria. Le vicende storico-politiche di Cherchedu tra il secolo XIV e XV, furono strettamente accomunate a quelle di Siligo. 

Le notizie certe che possediamo di Cherchedue della sua Chiesa di San Nicola arrivano fino al 1445. 
Da alcune schede del Codice di Sorres si deduce agevolmente che fino ad allora la chiesa di San Nicola apparteneva ancora a Cherchedu, e sembra essere ancora ben distinta dalla chiesa di Siligo. Il quartiere settentrionale di Siligo, corrispondente alla parte alta dell’odierno abitato, è tutt’ora chiamato “Borgo San Nicolò” o, come preferiscono i suoi abitanti, “Su Burgu”.
E’ antica e costante tradizione in Siligo che questo fosse il nucleo primitivo del paese e che qui sorgesse l’antica chiesa di San Nicola o San Nicolò, oggi completamente scomparsa, ma della quale, a detta del canonico Spano, rimanevano ancora scarse rovine al suo tempo (seconda metà del secolo XIX). 
In realtà, più che il nucleo originario di Siligo, “Borgo San Nicolò” dovrebbe essere l'originaria ubicazione del centro demico di Cherchedu il quale verso il 1442 – 1445 non fu abbandonato ma, come giustamente osserva Giovanni Deriu, piuttosto inglobato da Siligo. E' probabile che gli abitanti di questo villaggio (per ragioni non note) dopo averlo abbandonato si trasferirono in quello di Cherchedu adottando la chiesa di San Nicola come propria parrocchiale. 
Si può quindi concludere che il borgo continuò ad esistere ma unito a Siligo. Di esso è rimasta memoria grazie al toponimo di “Borgo San Nicolò” o, meglio, di “Carrela e su Burgu” (strada del borgo) a indicare che in quel luogo sorse il piccolo borgo di Cherchedu.

Ultimo aggiornamento

Lunedi 22 Gennaio 2024